9 agosto 2023, a cura di Camilla Pizzini
Di Roberto Mastrotto si potrebbero dire tante cose: classe 1987, ingegnere, vicentino, la prima gara vinta: Durona Trail 60km. Ma forse la più importante rimane una sola: ha una voglia di correre che è sfrenata. Atleta Silverskin e de La Sportiva, si allena quotidianamente tra le rocce taglienti delle Piccole Dolomiti, ma c’è molto nel suo percorso di atleta che fino ad ora ci è sfuggito e forse era il momento di scoprirlo.
Qual è stato il tuo momento di svolta come atleta nella tua carriera? Quello che più ti ha toccato?
Penso che un grosso punto di svolta, per me, sia stato il 2019, sia come atleta che come persona. Esser stato costretto ad uno stop brutale, dall'oggi al domani, veder sfumare tutto, forse anche la possibilità di riprendere ad indossare le scarpette di gomma, raccogliere i cocci e ripartire dal fondo con non poche ricadute, mi ha fatto maturare molto. Ho capito quanto fortunato fossi nel poter salire e scendere per i sentieri dolomitici col sorriso stampato, contando solamente sulle mie gambe e su una manciata di orsetti gommosi.
Questo processo di ricostruzione, di risalita, mi ha costretto a rivedere anche profondamente il mio approccio all'allenamento e all'alimentazione, informandomi e sperimentando come e più di prima. Ad oggi, posso dire di essere molto più consapevole di cosa vada fatto e quando, mi concedo i tempi di riposo, che ho imparato essere parte integrante dell'allenamento: corro piano, quando c'è da correre piano, forte, quando c'è da menar le gambe.
Invece sulla alimentazione che sapresti dirci? Ci sono state delle svolte per te?
Lato alimentazione mi son sforzato via via di mangiare di più anche nei lunghi in allenamento, in modo da allenare la pancia a tollerare più carboidrati in gara, oltre a recuperare più velocemente dal punto di vista muscolare. Alla fin fine, il vero segreto nelle ultra sta nel chi riesce a buttar dentro più benzina; come disse qualcuno, si tratta di una lunga gara a chi mangia di più, con un po’ di corsa nel mezzo.
Su cosa senti veramente di aver migliorato il tuo essere atleta? Specifici allenamenti che hai sviluppato o perfezionato?
Uno degli allenamenti che amo maggiormente è farmi un blocchetto di 50' in salita, a ritmo amabile, in posti belli, tipicamente uno dei segmenti qui nei dintorni sulle Piccole Dolomiti, per poi godermi qualche altra ora facile, facile, prima di ridiscendere. Diciamo che uno stradista lo definirebbe un medio in salita, ma vuoi mettere farlo su sentiero? Tutta un’altra cosa: spolmoni ma con il sorriso!
Quanto la parte psicologica influisce in un processo del genere?
La testa, nelle gare lunghe, gioca in molti casi un ruolo fondamentale. Prima e durante. Per il durante sono sempre stato abbastanza ferrato, che la testa dura non mi è mai mancata. Per il prima, invece, con l'esperienza ho maturato e imparato a immergermi nella mia "bolla" pre-gara, cercando di non farmi prendere troppo da ansie ed eventi incontrollabili, concentrandomi invece su cosa è effettivamente dipendente da me. Entro in questa bolla un paio di giorni prima e poi, da lì, si tratta solo di arrivare in start-line!
Ci sono delle cose che metti in atto in gara ora che prima non facevi?
In gara, se dovessi pensare a una cosa che metto in atto ora più che una volta, è quella di cercare di portarmi dietro almeno nelle prime fasi la mia "bolla", evitando di farmi trascinare in ritmi folli o in dinamiche che portino a giocarmi cartucce importanti in maniera prematura.
Progetti futuri?
Per il futuro prossimo - manca veramente poco - non vedo l'ora di rimettermi in gioco nella “piccola gara di quartiere” di Chamonix, con i più forti al mondo. Per il resto, non vedo l'ora di viaggiare e scoprire nuovi sentieri e nuove montagne; lo dico sussurrando, ma il prossimo anno vorrei tanto tornare negli States, magari stavolta per una 100 miglia! Ah, le fibbie...
© photo: Camilla Pizzini